di: Redazione | 20 Marzo 2015
“I risultati positivi dell’azienda sono dovuti in buona parte ai lavori che stiamo conducendo in Etiopia”: così un dirigente del gruppo Salini Impregilo commenta ad Africa e Affari il contributo che i due grandi progetti che la Salini sta portando avanti in Etiopia, la Costruzione della diga Gibe III (ormai ultimata) e quella della gigantesca Grande Ethiopian Renaissance Dam (GERD), hanno avuto sul bilancio 2014 della società presentato ieri pubblicamente.
Secondo i risultati economici diffusi dal gruppo (clicca qui per approfondire) nel 2014 Salini Impregilo ha avuto ricavi per 4,2 miliardi di euro, segnando un +10,7% rispetto al 2013.
Anche gli utili netti hanno fatto segnare una crescita del 12% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 103 milioni di euro.
Una tendenza che l’azienda prevede si mantenga, anzi forse addirittura destinata a migliorare ulteriormente, anche per il 2015.
Una tendenza in cui il peso delle importante commesse africane, ed etiopi in particolare, continuerà a giocare un ruolo primario. Solo sul fiume Omo, nella regione dell’Oromia, dove l’azienda italiana ha già realizzato negli anni tre dighe (Gibe I, II, III) sono previsti i lavori per altri due ‘salti’ con conseguente costruzione della Gibe IV e Gibe V, come si apprende dal sito della società di consulenza ingegneristica Pietrangeli che lavora con la Salini.
La Grande Ethiopian Renaissance Dam (GERD)
(estratto dal reportage pubblicato nel numero di Agosto/Settembre 2014 dopo una visita al cantiere della Gerd della redazione di Africa e Affari)
Il caldo è secco, oggi si può sopportare, ma in genere la situazione è ancora meno agevole e questo non fa che amplificare la portata e gli sforzi necessari per realizzare la Grand Ethiopian Renaissance Dam, la diga del rinascimento etiopico lungo il Nilo azzurro, a una quindicina di chilometri dal confine con il Sudan. Un’opera immensa, di cui già adesso – quando siamo a circa un terzo della fase di realizzazione – si può avere una chiara idea. A costruirla, in questo pezzo di Etiopia a 700 chilometri da Addis Abeba, è la Salini, la società che si è fusa all’inizio dell’anno con Impregilo e che nel paese è presente da diversi decenni.(…) Al cantiere si arriva a bordo di un piccolo aereo che atterra su una pista battuta distante pochi chilometri. Le acque del Nilo – siamo nella stagione secca – presto diventeranno agitate e il corso del fiume si ingrosserà per i tre mesi della stagione delle piogge. Ma ora le acque sono placide e tranquille, quasi poco maestose; dall’alto si scorge il corso sinuoso infilarsi per boscaglie disabitate, e disegnare scenari incantevoli. A quest’opera – Salini Impregilo è contemporaneamente impegnata anche nella costruzione della diga Gibe III sul fiume Omo – lavorano di giorno e di notte 7000 tra ingegneri, operai, meccanici e addetti alla logistica per rispettare la data in cui è previsto il completamento dell’intero progetto. A quel punto, si comincerà a riempire il bacino di 1875 chilometri quadrati e le sue acque alimenteranno 16 turbine con una capacità installata di 6000 MW di potenza, triplicando l’attuale produzione energetica nazionale: la stima di produzione, su base annuale, è di 15.700 GWh. Per l’Etiopia significherà oltre che garantire energia per sé, anche vendere energia ad altri paesi, a partire dai vicini Sudan, Kenya e Gibuti…(continua a leggere sul numero dedicato all’Etiopia)
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