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Nuove imprenditrici: una ricchezza da valorizzare per l’emancipazione dell’Etiopia

di: Redazione | 22 Ottobre 2015

ETIOPIA – Ridurre le differenze di genere, migliorare il livello di istruzione e dare più spazio alle donne nel mondo del lavoro: sono questi gli obiettivi da raggiungere per ottenere una crescita in cui le donne rappresentino una parte sostanziale del settore imprenditoriale in Etiopia previsti da un progetto dell’Organizzazione delle Nazione Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) intolato “Productive work for Youth and Women in Ethiopia”.
Lo si apprende tramite un comunicato stampa inviato da UNIDO in cui viene specificato che il progetto – presentato a Milano nell’ambito di Expo 2015 – ha visto l’agenzia delle Nazioni Unite assistere e intervistare 12 donne etiopi di successo, che hanno fondato aziende e sono riuscite a superare i tradizionali ostacoli che normalmente impediscono alla maggior parte di loro di diventare imprenditrici.
Tra questi, la mancanza di opportunità sociali rispetto agli uomini rappresenta una forte limitazione: spesso le donne sono frenate da obblighi famigliari e retaggi culturali, che non lasciano loro il tempo di dedicarsi alle attività sociali ed imprenditoriali.
Pertanto UNIDO per sensibilizzare l’opinione pubblica e all’interno dello spazio ‘We Women for EXPO’, ha dato la possibilità a cinque imprenditrici etiopi di raccontare la propria esperienza durante la presentazione  “Rafforzare il ruolo delle donne nel settore della sicurezza agroalimentare in Etiopia” avvenuta in EXPO Milano lo scorso 15 ottobre.
In base a quel che viene reso noto, in Etiopia il 60% delle piccole e micro imprese sono guidate da donne, operanti principalmente nel settore agroalimentare.
Le stime prevedono che l’Etiopia manterrà una fase di forte crescita economica ed entrerà a far parte dei Paesi a medio reddito entro il 2025. Pertanto in questo processo il ruolo delle donne imprenditrici dovrebbe essere il fulcro del Paese per permettere allo stesso, di incrementare le proprie potenzialità di sviluppo e di benessere.
Una funzione importante nel processo di integrazione delle donne è svolta dalle associazioni femminili, sostenute sia dal governo che da privati, in quanto supportano la condivisione di esperienze, promuovono assistenza e la diffusione di conoscenze tecniche. In questo contesto, le relatrici operanti nel settore agroalimentare hanno intrapreso l’attività imprenditoriale spinte da un denominatore comune: la necessità.
Ad esempio la storia di Embet Mekonnen, dirigente di un’azienda lattiero casearia, è iniziata con l’inaugurazione di una pizzeria in seguito alla perdita del marito in un incidente d’auto, spinta dalla necessità di mantenere le sue tre figlie. Dopo essersi resa conto della mancanza di formaggio per pizza, ha deciso di iniziare a produrlo autonomamente. In quattro anni, è passata dal processare 40 a 1000 litri di latte al giorno. Embet intende diversificare la produzione, includendo yogurt e gelato, con lo scopo di espandere il suo business e creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per altre donne.
Un altro esempio vittorioso è rappresentato da Almaz Ayele che dopo la morte del marito e la nazionalizzazione del suo ristorante, si è rimessa in gioco partendo dall’apertura di un piccolo locale nel centro di Debrezeit. Essendosi resa conto dell’alta richiesta in particolare di pollo fritto, decise di allevare galline nel retro del ristorante riuscendo a realizzare un consistente allevamento di polli. L’azienda era arrivata ad impiegare 80 persone, quando nel 2000 l’influenza aviaria portò Almaz a perdere nuovamente tutto e la costrinse a fermarsi per un anno. L’imprenditrice è ripartita da zero non perdendo le speranze: al momento possiede 5000 polli e ha in programma di implementare la produzione lattiero casearia.
Sara Yirga si è invece dedicata ad un settore tipicamente maschile in Etiopia, quello della tostatura del caffè. L’imprenditrice è ancora nella fase sperimentale e con la collaborazione del marito che ha frequentato un corso di tostatura del caffè offerto dal governo, sta cercando di raffinare il prodotto finale per aumentarne il valore aggiunto. Sara ha iniziato affittando un piccolo spazio nella periferia di Addis Ababa, ma il suo progetto punta ad espandersi, aprendo un caffè e esportando il prodotto. È inoltre consapevole di quanto sia importante preservare la qualità del prodotto attraverso il packaging, per questo se riuscirà ad ottenere i finanziamenti richiesti,  intende investire nel confezionamento del caffè.
Questi sono alcuni esempi di donne che hanno posto le basi per un sistema volto a valorizzare l’imprenditoria femminile attraverso l’aiuto del governo Etiope. Infatti l’implementazione delle politiche di supporto è fondamentale per permettere alle donne imprenditrici di offrire il proprio contributo finalizzato alla diminuzione della povertà e allo sviluppo sostenibile del Paese.

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