di: Redazione | 16 Maggio 2022
La dodicesima edizione del convegno SPeRA “Italia in Africa. Solidarietà, progetti e risorse per l’Africa” si terrà quest’anno, il 26 e 27 maggio, per la prima volta a Roma, presso il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. Una nuova sede per un incontro congressuale che dall’anno scorso si distingue tra i numerosi convegni dedicati all’Africa per il fatto di riunire i principali attori italiani presenti nel continente (volontariato, chiesa, università e imprese) e illustrarne le opere, ascoltare le proposte e cercare sinergie comuni.
“Dalla prima volta in cui abbiamo riunito questi quattro attori, l’anno scorso, grazie anche alla telematica, è emersa la soddisfazione di coloro che avevano partecipato che, pur lavorando in Africa in settori diversi, hanno capito quanto possa essere interessante e funzionale conoscere e collaborare con gli altri settori presenti nel continente”. Con queste parole Edoardo Berti Riboli, medico chirurgo, docente ordinario all’Università di Genova e presidente dell’ente organizzatore del Convegno, il consorzio SPeRA, sottolinea l’importanza dell’appuntamento di fine maggio riconosciuto anche dalle autorità come “un modo fondamentale e necessario di coordinare la presenza italiana in Africa”.
Necessità che è il filo conduttore che lega tutte le edizioni precedenti e che sta alla base della nascita dello stesso Consorzio SPeRA: “nel 2010 abbiamo organizzato il primo Convegno regionale che dall’anno dopo è diventato nazionale. L’iniziativa ha messo ancora una volta in luce il potere del dialogo tra le varie realtà che operano in Africa, così dopo la prima è edizione è nato anche il Consorzio SPeRA”, spiega Berti Riboli sottolineando che l’obiettivo dell’incontro è infatti creare delle opportunità e possibili collaborazioni tra il mondo delle imprese italiane e delle istituzioni con quello delle associazioni di volontariato che operano in Africa.
Nel 2021, dopo una sosta dovuta alla pandemia, il convegno ha ripreso la tradizione annuale, modificando il format e allargando la partecipazione alle Diocesi e Missioni cattoliche, alle Università italiane riunite nel Cucs – Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo e, attraverso Confindustria Genova, alle aziende italiane che svolgono attività in Africa. Il nuovo format è stato arricchito con numerosi collegamenti telematici tra Italia e Africa, 40 relatori e 710 partecipanti tra i quali la viceministra alla Cooperazione internazionale Marina Sereni e numerosi ambasciatori, suscitando particolare interesse presso gli operatori e le istituzioni.
Un appuntamento che assume sempre più importanza vista “la crescente necessità del settore del volontariato – uno degli attori coinvolti nel convegno – di essere normato e di vedere riconosciuta la propria importanza nell’ambito della cooperazione” afferma il professore aggiungendo che un’altra recente difficoltà del volontariato risiede nel fatto che almeno “il 30 per cento delle migliaia di realtà di solidarietà italiane che lavoravano in Africa stanno chiudendo a causa della crisi del Covid e della guerra. Il covid nello specifico ha provocato ingenti danni alle raccolte fondi”, afferma.
Il programma della dodicesima edizione, che vede la parteciapazione – tra gli altri – dell’ambasciatore Giuseppe Mistretta, Direttore per l’Africa Subsahariana del Maeci e del Senatore Mario Raffaelli, Presidente onorario di Amref, si articola tramite una serie di tavole rotonde e workshop. La prima tavola, intitolata ‘Progetti e opere italiane nel continente africano’, “intente mappare tutto ciò che italiano c’è in Africa: quante e dove sono le imprese, gli attori della chiesa e le associazioni”, spiega il Professore aggiungendo che la seconda, per esempio, è dedicata a capire come si integrano queste realtà nel territorio e nelle abitudini locali . “Tavole rotonde proprio a suggello del dialogo che è filo conduttore dell’inziativa”, ribadisce.
La nascita del Consorzio – e quindi del Convegno – passa attraverso la storia dell’associazione di Medici in Africa. “Io ho sempre fatto il chirurgo. Dagli anni Novanta, ho cominciato, durante le ferie di Natale e quelle estive, ad andare a dare una mano negli ospedali africani, principalmente dove i missionari impegnati sul campo mi dicevano che c’era più bisogno”, racconta Berti Riboli. “Visto il grande interesse di medici – e non solo – a prendere parte alle missioni abbiamo pensato di creare dei corsi: il primo ha preso il via nel 2002 all’Università di Genova ed era rivolto ai dottori che intendessero andare a prestare la loro opera negli ospedali africani. Abbiamo avuto immediatamente più di 180 richieste di partecipazione”.
Così – aggiunge – “nel maggio 2007 abbiamo costituito a Genova l’Associazione Volontaristica non a fini di lucro Medici in Africa Onlus che oltre a favorire il volontariato del personale medico e sanitario italiano, organizza corsi di formazione sia in Italia sia in Africa al fine di adattare la professionalità medico-sanitaria occidentale alle esigenze e caratteristiche dei Paesi Emergenti africani”.
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