di: Redazione | 26 Gennaio 2024
Si fa sempre più chiaro il quadro di un’Africa che vuole decidere da sola, senza retorica, che vuole contare nel mondo globale, liberata dall’assistenzialismo, dai giochi d’influenza e di potere e dal neocolonialismo. Questa tendenza si inserisce in un quadro di grandissima transizione, che potrebbe segnare la fine del modello di dominazione del mondo occidentale. Sarà un bene? Deve spingere l’Occidente a rinnovarsi? Come viene percepita questa tendenza dal lato ‘occidentale’ e dal punto di vista locale?
A fornire spunti di riflessione, nel corso della conferenza Africa 2024 organizzata da Africa e Affari ieri, 25 gennaio, presso al sede della Società geografica italiana, a Roma, è Jean Leonard Touadi, giornalista e docente du Geografia dello sviluppo in Africa all’Università Sapienza di Roma.
Basandosi su un recente rapporto dell’Ispi, a cura di Giovanni Carbone – a cui il primo numero dell’anno di Africa e Affari dedica un approfondimento – Touadi sottolinea l’importanza della transizione multiforme che sta delineando cambiamenti importanti nel nostro mondo.
Una transazione ecologica, a ridosso dell’ultima Cop, da cui emerge sempre più evidente la necessità di sanare la frattura economica tra il sistema produttivo, un sistema aperto capace di produrre ricchezze quasi all’infinito, e la disponibilità delle risorse naturali, che sono esauribili e costituiscono un sistema chiuso.
Una transazione digitale, in cui le tecnologie possono migliorare le capacità umane, anche attraverso l’intelligenza artificiale, sempre più diffusa.
Una transazione economica, con un ritorno dello Stato nell’Economia. Sta finendo il consenso attorno al modello unilaterale dettato da Washington, dei programmi di aggiustamento strutturale.
Il 2023 ha dato modo di assistere al multi allineamento del continente africano. La fine dell’anno è stata segnata dall’ingresso dell’Unione Africana come membro permanente del G20, un traguardo fondamentale verso gli obiettivi dell’Africa nel 21° secolo.
Un altro passo significativo è stato l’ingresso di due Paesi nei Brics, l’Egitto e l’Etiopia, “espressione forte del desiderio di essere sé stessi”, ha sottolineato Touadi, che deplora tuttavia una mossa che non ha coinvolto il continente unito, come Unione africana, il che avrebbe dato un maggiore peso all’iniziativa.
“L’Africa sta andando verso uno sforzo unitario, un nuovo panafricanismo, un modello economico diverso post coloniale, un afro-capitalismo, verso la fine degli aiuti. Verso la fine di un modello predatorio, da abbattere, e che esiste dal XVI secolo, e molto amato dalle élite offshore che agiscono come intermediari”, ha sottolineato Touadi in conclusione.
Per riuscire nell’impresa, “l’Africa ha anche bisogno di una democrazia sostanziale, non solo procedurale. Deve rinunciare al mimetismo istituzionale per una nuova costruzione nazionale, che porti l’attenzione sui bisogni, il benessere e la ricchezza delle popolazioni e dei Paesi”. Occorre trovare una leadership che premi il sudore dei popoli e tradurre queste aspirazioni in benessere. [Da Redazione InfoAfrica]
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Leggi il nostro numero dedicato alle prospettive economiche e politiche del continente per il 2024: https://www.africaeaffari.it/rivista/africa-il-futuro-e-adesso