di: Redazione | 24 Marzo 2015
ETIOPIA – Un accordo preliminare, una “Dichiarazione di principi” per mettere fine alla disputa sulle acque del Nilo e sul loro sfruttamento è stato firmato da Egitto, Sudan ed Etiopia a Khartoum. Nella capitale sudanese, i leader dei tre paesi hanno aperto la strada per una condivisione pacifica del fiume che li attraversa.
Il pomo della discordia era stato l’avvio della costruzione della Great Ethiopian Renaissance Dam. Su questa diga, che una volta completata – i lavori sono condotti dalla società italiana Salini Impregilo – sarà la più grande d’Africa, il governo di Addis Abeba ha scommesso una parte del suo fututo. L’energia ricavata dalla centrale idroelettrica che sarà realizzata a pochi chilometri dal confine con il Sudan servirà a fornire energia elettrica ai suoi cittadini ma sarà destinata anche a essere venduta ai paesi vicini per ricavarne valuta pregiata.
L’Egitto in questi anni si è sempre opposto alla costruzione della diga, ha lanciato anche un satellite per seguirne le fasi di costruzione e teme che l’invaso realizzato farà calare drasticamente il livello dell’acqua.
Per questi motivi, l’accordo di Khartoum, sebbene preliminare, è significativo e rappresenta un passo avanti di notevole importanza a un punto di vista politico. Se reggerà, la stretta di mano tra il presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi, il presidente sudanese Omar al-Bashir e il primo ministro etiopico Halemariam Desalegn, entrerà nella storia.
Halemariam – che alle prossime elezioni potrebbe lasciare spazio a un altro capo di governo – ha garantito che non è intenzione dell’Etiopia “causare difficoltà ai paesi a valle”. La diga, ha risposto al-Sisi senza nascondere comunque preoccupazione, “rappresenta una fonte di sviluppo per milioni di cittadini dell’Etiopia grazie alla produzione di energia rinnovabile e sostenibile, ma è fonte di preoccupazione per altrettanti milioni di persone in Egitto per le quali il Nilo è l’unica risorsa d’acqua e quindi è la risorsa vera della loro vita”.
L’Etiopia chiede da tempo di rimpiazzare un trattato del 1929, risalente al periodo coloniale britannico, che concede all’Egitto un potere di veto su qualunque progetto riguardi il Nilo nei paesi a monte. L’Etiopia ha ottenuto il sostegno di altri paesi del bacino del Nilo, in particolare Rwanda, Tanzania, Uganda, Kenya e Burundi.
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