di: Redazione | 1 Maggio 2019
Un’agricoltura innovativa e sostenibile grazie all’utilizzo di nuove tecnologie e all’implementazione di nuovi modelli nella filiera agroalimentare è l’obiettivo che si pone Seeds&Chips, lo spazio fiera che riunisce attori operanti nella catena globale dell’alimentazione per favorire la nascita di nuove idee e nuovi imprenditori in campo alimentare, anche in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. ‘Africa e Affari’ ha intervistato Marco Gualtieri, fondatore e amministratore di Seeds&Chips, sul ruolo fondamentale che l’Africa – tema centrale nella quinta edizione di Seeds & Chips – andrà a rivestire nei prossimi decenni.
Molte analisi e molti dati evidenziano come il futuro alimentare passerà sempre di più dall’Africa, che con quasi il 60% delle terre non ancora utilizzate del pianeta potrà sfamare la popolazione africana in primis e l’intera popolazione mondiale. Cosa ne pensa?
Che è proprio così come dice lei, sono i numeri che ci parlano dell’importanza dell’agrifood in Africa, ma c’è anche il dato del numero di persone coinvolte nella filiera agroalimentare: l’80% degli africani oggi vive e lavora grazie all’agroalimentare. Proprio per questo è impossibile parlare di futuro del cibo senza parlare di Africa. Cerchiamo di portare il nostro contributo applicando un modello che può tornare utile anche nel continente. Anche perché, è bene non scordarlo mai, dalle risposte che l’Africa darà oggi alle sfide che attendono il continente sul fronte agricolo, ambientale e di sostenibilità, dipende non solo il futuro africano, ma anche quello dell’intero pianeta.
Ritiene che il Water, Energy, Food Nexus abbia il potenziale per dare una spinta alla crescita degli investimenti e al raggiungimento degli SDG’s?
Il concetto di Nexus lo vedo straordinariamente bene e di fatto è un concetto che mi accompagna fin dall’inizio. È una battaglia alla quale mi sono dedicato sin dall’inizio dell’avventura di Seeds&Chips per far capire sia i collegamenti tra questi tre settori, ma soprattutto per ribadire il più possibile l’importanza strategica di questo concetto. Cibo, acqua ed energia non solo sono strettamente collegati ma rappresentano per il mondo la priorità numero uno soprattutto se applicata a un modello diverso di sostenibilità. Il Wef nexus è stato lanciato come modello dalla Fao e vedo che finalmente è sempre più presente nei piani strategici su cui concentrarsi. Oggi la fonte primaria della catena alimentare è l’agricoltura che consuma molta acqua ed energia. Queste risorse, importanti per la produzione alimentare, devono essere utilizzate con attenzione e con modelli nuovi come le rinnovabili, le tecnologie irrigue di risparmio dell’acqua. Per questo è importante oggi evidenziare nei Paesi in via di sviluppo le connessioni tra queste tre industrie.
Allora l’innovazione anche in campo agroalimentare può aiutare a rendere lo sviluppo agricolo dell’Africa più sostenibile?
Innovazione e sostenibilità: quello che vale a livello globale vale anche in Africa, seppur con alcune specificità che tengano conto dei contesti locali. Oggi si parla di necessità di innovare la filiera agroalimentare per raggiungere gli obiettivi fondamentali della sostenibilità. Se la priorità dell’Africa è lo sviluppo della filiera agroalimentare questa non può avvenire se non innovando e tenendo conto dei concetti di sostenibilità (penso ad esempio alle nuove modalità di utilizzo dell’acqua e di tutto quello che può rappresentare). Ma queste priorità africane sono priorità globali. Quando si parla di innovazione è bene tenere presente che non si tratta solo di una questione di tecnologie, ma di veri e propri nuovi modelli di approccio al settore agroalimentare che si possono applicare utilizzando le recenti tecnologie. Le tecnologie possono cambiare completamente paradigmi e processi, come anche favorire e suggerire best practices.
Ritengo che in Africa, come accaduto con il settore delle telecomunicazioni, dove si è passati direttamenti al cellulare bypassando la telefonia fissa, anche l’agroalimentare possa far registrare il cosiddetto ‘salto della rana’, il leapfrogging. La sfida è proprio quella, anche perché è la sfida in cui è impegnato a rispondere il mondo che rappresentiamo, quello dell’innovazione nel mondo agroalimentare. Proprio questo mondo può trovare un terreno estremamente fertile in Africa, in alcuni casi penso che vi siano addirittura alcune aree del continente africano che abbiano il potenziale per palesare prima di altre zone del mondo i risultati che l’applicazione di queste tecnologie possono portare. Penso ad esempio all’agricoltura di precisione, un settore industriale molto alto, che prevede l’applicazione di tecnologie eccezionali e che in molte zone dell’Africa potrebbe giocare un ruolo chiave dando nuovi strumenti dove prima non c’erano.
Quali saranno i momenti dedicati all’Africa in questa nuova edizione di Seeds&Chips?
Diciamo che con questa edizione noi abbiamo l’obiettivo di portare l’Africa seduta al tavolo dell’innovazione nell’agroalimentare come protagonista. Cercheremo di farlo in questa logica con una serie di momenti o messaggi. Il primo, quello più importante, è il fatto che sarà annunciato l’arrivo di Seeds&Chips in Africa nel 2020. L’obiettivo non è portare gli operatori africani a Milano ma andare noi sul territorio per adattare il modello a quelle che sono le esigenze africane. Allo stesso tempo stiamo lavorando a un progetto importante Fihnk, Food innovation hub network (vedi il box). Si tratta di un’applicazione pratica del progetto. Iniziamo questa nostra progettualità invitando all’edizione di quest’anno di Milano rappresentanti e stakeholder africani, sia pubblici che privati, provenienti da varie parti del continente (Nigeria, Etiopia, Rwanda) per iniziare questo percorso e questo progetto. Avremo poi tanti momenti, ma la giornata in cui concentreremo maggiormente il dialogo e il racconto dell’Africa sarà quella del 7 maggio. Il Seeds&Chips di quest’anno sarà però un contenitore a vasi comunicanti, a conferma della nostra visione trasversale e olistica del sistema agroalimentare, e quindi l’Africa sarà una costante anche delle altre giornate.
Facendo riferimento al settore agroalimentare, il presidente della AfDB, Akinwumi Adesina, ha recentemente detto di “non cercare aiuti, ma investimenti” nel settore. Come vede il futuro degli investimenti internazionali nel settore agricolo africano?
Il modello che presentiamo noi, quello che chiamiamo l’ultimo miglio, ha bisogno di azioni infrastrutturali a monte, di creare contesto e condizioni che siano in grado di aprire le porte al mondo del business. Crediamo che si possa fare business nel settore agroalimentare in modo sostenibile e innovando. Gli hub che vogliamo aprire in Africa sono proprio stati pensati come posti che possano creare nuova imprenditorialità creando nuovi modelli, modelli che si sviluppano a livello locale o prendendo ispirazioni a livello internazionale. Quindi per noi l’Africa deve essere vista come un’opportunità nel suo complesso. Questa è la grande sfida, perché pensare a priori che l’agroalimentare non possa essere un business sostenibile? Vogliamo creare nuovi modelli e nuovi imprenditori.
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L’intervista a Marco Gualtieri sarà pubblicata sul prossimo numero di ‘Africa e Affari’: per approfondire abbonati alla rivista.