di: Redazione | 2 Gennaio 2015
La Corte Suprema keniana ha sospeso alcune parti della nuova legislazione anti-terrorismo approvata dal parlamento a dicembre. La Corte ha anche ordinato un esame di un ricorso presentato dall’opposizione, secondo cui le misure introdotte rischierebbero di trasformare il Kenya in uno “Stato di polizia” con gravi rischi per le libertà civili e di espressione.
Il governo aveva varato la legge in risposta agli attacchi di gruppi armati, in particolare degli al-Shabaab somali.
La legge introduce a possibilità per le agenzie nazionali di sicurezza di effettuare intercettazioni senza previa autorizzazione da parte di un tribunale e l’obbligo per i giornalisti di richiedere il permesso alle autorità di polizia prima di poter realizzare inchieste o pubblicare notizie relative a questioni legate al terrorismo interno o alla sicurezza.
Tra le altre misure previste, figura poi anche l’obbligo per i proprietari terrieri e di abitazioni di comunicare alle autorità di polizia informazioni sui loro affittuari.
Funzionari diplomatici rappresentanti Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada e Australia avevano diffuso nei giorni precedenti l’approvazione del provvedimento un comunicato congiunto in cui esprimevano il loro sostegno ai piani governativi per migliorare la sicurezza di fronte agli attacchi di organizzazioni radicali, affermando però al tempo stesso che la nuova legislazione rispetti gli obblighi internazionali di rispetto dei diritti umani.