di: Redazione | 21 Luglio 2014
AFRICA – Dopo anni di discussioni è stata definitivamente approvata la scorsa settimana alla camera dei Deputati la riforma della cooperazione. A 27 anni dalla legge 49/1987, il nuovo provvedimento prende atto dei tanti cambiamenti intercorsi, della fine della guerra fredda, della contrapposizione dei blocchi, della nascita di un mondo multipolare e della trasformazione del Terzo settore.
“Questa legge determina che la politica di cooperazione è parte qualificante della politica estera italiana, non più parte integrante” sottolinea ad ‘Africa e Affari’ Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico e una delle anime della nuova legge. “Quello della cooperazione – aggiunge – in un mondo multipolare può costituire effettivamente un metodo molto efficace, per una media potenza come l’Italia. Inoltre la nuova legge dota questa parte qualificante della politica estera di strumenti per agire”.
Tre sono i cardini del provvedimento: la creazione di una delega politica chiara, che è quella del viceministro degli Esteri, incaricato dei programmi di cooperazione e della coerenza di tutte le politiche, non solo delle politiche del ministero degli Esteri; la creazione di un’agenzia che diventerà il braccio operativo, concreto, della politica di cooperazione; il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti, che farà operazioni di concessione di aiuti, finanzierà e unirà crediti privati e crediti pubblici per la cooperazione.
Una riforma profonda del sistema cooperazione e del mondo a esso collegato. Mentre la vecchia legge 49 riconosceva solo le Ong come attori della cooperazione in grado di dialogare con il ministero degli Esteri e di ricevere i finanziamenti, oggi attori della cooperazione diventano una pluralità di soggetti incluse le Onlus, le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali, le associazioni di cittadini immigrati, le istituzioni che fanno microfinanza.
“Inoltre – conclude Quartapelle – è una legge più incisiva rispetto al tema dell’efficacia degli aiuti, di come essi vengono utilizzati, degli obiettivi, delle finalità e della valutazione dei progetti. Prevede un monitoraggio del parlamento e la presenza eventuale di valutatori indipendenti. Richiama in più parti il tema della sostenibilità, il tema della collaborazione con il settore privato, rivede il concetto stesso di sviluppo. La legge prima parlava di aiuti pubblici allo sviluppo, oggi è diventata cooperazione pubblica allo sviluppo perché non è una relazione solo tra dare e avere, ma è una relazione di costruzione di relazioni in un percorso di sviluppo”.