di: Redazione | 23 Maggio 2022
Una questione di resa innanzitutto. Ma anche un problema legato alla lavorazione. E, infine, un confronto, con la Costa d’Avorio, senza possibilità di appello. Da queste premesse il Ghana è partito per rimettere in sesto un settore nevralgico come quello del cacao e lo sta facendo anche grazie al sostegno dell’italianissima Cassa depositi e prestiti (Cdp).
Partiamo dai fondamentali. Il settore del cacao è per il Ghana un’industria strategica e di fondamentale importanza sia per volume di fatturato prodotto sia per numeri di posti di lavoro in gioco; secondo stime correnti, il Paese è il secondo produttore globale di fave di cacao, una su cinque immessa sul mercato globale ha origine ghanese. La raccolta e la vendita del cacao rappresentano una fonte di ricavi di primaria importanza per ottocentomila agricoltori locali. Questi vendono tutto il loro raccolto alla società a controllo pubblico Ghana Cocoa Board (Cocobod), che ha il compito di fare da intermediario tra chi produce e i mercati internazionali.
L’industria del cacao contribuisce a formare circa il 7% del pil del Paese ed è alla base di circa il 20% dei flussi di valuta estera in entrata nel Paese. Numeri importanti, ma che potrebbero essere ancor più significativi; e qui i nodi arrivano al pettine. Nonostante gli innegabili sviluppi registrati negli ultimi anni, la filiera ghanese soffre di una limitata produttività: nel 2019 la resa delle coltivazioni è stata in media di 450 chilogrammi per ettaro, mentre nella vicina Costa d’Avorio si è arrivati a un valore medio di mille chilogrammi per ettaro. Una differenza così marcata da aprire più di un interrogativo.
A frenare i raccolti, però, ci sono anche infrastrutture per l’irrigazione carenti e la diffusione di un virus che ha già colpito il 17% dei terreni dedicati alle piantagioni, mentre il 22% delle piante non è più produttivo. Un altro collo di bottiglia è quello legato alla creazione di valore aggiunto, questo sì problema generale dei Paesi produttori e non soltanto ghanese: ancora nel 2019 il Paese era in grado di processare poco più di duecentomila tonnellate di fave di cacao per stagione. [Da Redazione InfoAfrica]© Riproduzione riservata
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